Quali sono i cambiamenti psicologici che una donna si trova a vivere durante i primi mesi di gravidanza? Avete desiderato a lungo questa gravidanza eppure da quando siete incinte, momenti di euforia si alternano a momenti di tristezza e angoscia? Non avete più voglia di fare nulla, tranne che dormire?
![Test di gravidanza, l'ambivalenza fa parte dei cambiamenti psicologici in gravidanza.](https://www.donatellaromanelli.it/wordpress/wp-content/uploads/2020/05/donna-con-test-gravidanza.jpg)
Questi sintomi se da un punto di vista fisico si legano principalmente ai cambiamenti ormonali che il vostro corpo vive (es. aumento di steroidi e progesterone), quali spiegazioni psicologiche hanno?
Il primo trimestre è caratterizzato da molti cambiamenti come l’ambivalenza emotiva: in alcuni momenti siete felici per la gravidanza e la accettate di buon grado, un momento dopo, invece, vi ritrovate a piangere e ad avere paura.
Questi stati d’animo non vi devono spaventare perché segnalano il grande lavoro che la vostra mente sta facendo per adattarsi alla nuova realtà.
Durante tutti i nove mesi, infatti, c’è una vera e propria ristrutturazione di sé.
Ma perché avviene tutto questo?
Così come l’utero si ingrandisce per fare spazio all’embrione e al feto, anche la mente deve ampliarsi per formare il “Sé materno” e creare uno spazio mentale per il bambino e per la sua relazione con lui.
Un’altra manifestazione evidente nei primi mesi è il sonno: l’incessante bisogno di dormire di più e la sensazione di essere sempre stanche.
Il cambiamento psicologico dell’ipersonnia per gli psicoanalisti sta a indicare l’inizio della “regressione”.
La regressione permette alla donna di superare l’ambivalenza di cui abbiamo parlato sopra (conflitto fra accettazione e rifiuto della maternità) ed è gestita attraverso il sonno che fa “tacere” questi stati d’animo.
La regressione quindi, ha una valenza positiva e alla donna serve anche per entrare in contatto con il suo mondo interno e sviluppare l’attaccamento al feto.
È come se la madre facesse un viaggio a ritroso concedendosi di tornare indietro nelle fasi di sviluppo, fantasticamente quasi di diventare ovulo, embrione e poi feto e quindi di nascere con il suo bambino.
Ritornare a vivere le proprie fasi infantili può essere a tratti spiacevole o doloroso, in quanto, possono emergere conflitti e situazioni emotive del passato.
In prima linea c’è il rapporto con la propria madre:da una parte vi identificate con lei per il ruolo che state per svolgere (anche voi madri!), da altra parte invece, potete avvertire un’aggressività nei suoi confronti per i conflitti non risolti.
Altri sintomi tipici del primo trimestre sono la nausea e il vomito.
Da un punto di vista psicologico possono derivare:
- dall’ambivalenza che si prova: il voler espellere il feto o il voler “vomitare” le cose cattive (es. pensieri negativi o la non accettazione per la gravidanza) per paura di aver danneggiato il bambino;
- dall’ansia: paura del cambiamento, ansia per l’ignoto, il timore di non essere in grado di accudire il figlio, paura che il bambino non sia sano;
- dalla solitudine (es. la donna è lontana dalla famiglia di origine o dalla famiglia allargata di un tempo dove molte donne si occupavano della futura mamma). La gestante utilizza la nausea e il vomito come una sorta di “richiamo” per avere attenzioni.
La donna dunque, in questi primi mesi di gravidanza si confronta sia con la fatica fisica che psicologica. I momenti piacevoli seppur presenti non sono in primo piano e, devono aspettare il secondo trimestre per occupare la scena.
Per tali motivi c’è bisogno di dare alla donna grande ascolto e comprensione. Se i messaggi che il suo corpo invia vengono accolti e interpretati in modo corretto dal partner (o da chi le sta accanto) può essere un’importante occasione di crescita per la coppia e la famiglia. Nel caso in cui i cambiamenti psicologici in gravidanza, dovessero creare una situazione di malessere che tende a perdurare nel tempo e a incidere negativamente sulla coppia, sulla propria vita e sul benessere del futuro bambino è bene chiedere un sostegno psicologico per affrontare al meglio questo periodo così importante.
Bibliografia
Righetti P. L. e Sette L. (2000) Non c’è due senza tre, Torino