Dott.ssa Donatella Romanelli - Psicologa e Psicoterapeuta a Losanna
Articolo di: Dott.ssa Donatella Romanelli
Sono una psicologa e psicoterapeuta, con una passione per la scrittura.
Svolgo la mia attività in Puglia (Italia). Ricevo i miei pazienti anche tramite un servizio di consulenza psicologica online. Potete contattarmi al numero di tel. +39 345 0362377.
 
Le domande dei bambini possono mettere in difficoltà i genitori.

Arriva un giorno in cui vostro figlio vi spiazza con delle domande dirette sulla sessualità e sulla morte.

In modo del tutto spontaneo vi chiede: “Come si fanno i bambini?”; “Perché si muore?” ; “Come sono nato?”; “Da dove sono uscito?”; “Perché la nonna non torna più?”.

Ma come bisogna rispondere a queste domande difficili dei bambini?

Può capitare che queste domande vi colgano alla sprovvista generandovi imbarazzo.

Verso i tre quattro anni il bambino inizia a maturare e a focalizzare la sua curiosità su dei grandi quesiti.

Probabilmente nella sua mente ha già iniziato a pensarci da un po’. Ma poi arriva il momento che da una riflessione introspettiva il bambino senta il bisogno di confrontarsi con un adulto.

Ma perché le definiamo domande difficili?

La difficoltà non sta tanto nella domanda del bambino, ma nell’atteggiamento che il genitore assume dinanzi alle domande.

Il genitore le vive come domande difficili perché non sa come rispondere.

Forse per l’educazione ricevuta o perché il bambino è ancora piccolo e voi proprio non vi aspettavate che queste domande arrivassero così presto.

Il genitore in difficoltà può affrontare le domande del bambino in quattro modi differenti:

essere evasivo, fa finta di non aver ascoltato;

spostare l’attenzione del bambino su altro;

rimandare la spiegazione “adesso sei troppo piccolo per sapere certe cose, quando crescerai te lo spiegherò”;

dare risposte bizzarre o erronee: “per fare i bambini si va dal dottore e lui pensa a tutto” o ancora “quando mamma e papà si baciano la mamma resta incinta”.

In che modo il bambino vive questi atteggiamenti che non danno risposte alle sue curiosità?

L’evasività delle risposte porta il bambino a pensare che non vale la pena essere curiosi, tanto non riceverà mai delle risposte soddisfacenti. Tutto questo può avere ripercussioni negative sul suo apprendimento. Risposte erronee invece, possono dare una visione irrealistica del mondo circostante. Il bambino può perdere fiducia nei genitori.

Nonostante possa essere difficile rispondere alle domande che un figlio pone, una risposta sensata e corretta bisogna trovarla e darla se non si vuole soffocare la sua curiosità, la sua voglia di conoscere, di scoprire, di farsi delle domande su quello che lo circonda.

Inoltre, è importante essere sinceri per non far perdere al bambino la fiducia nei propri genitori.

Allora come trovare le parole giuste per rispondere?

Bisogna cercare di capire che il bambino non si sente affatto imbarazzato ma che l’imbarazzo è del genitore.

Essere consapevoli del proprio imbarazzo è già un primo buon passo per superarlo e per poter parlare con vostro figlio in un modo tranquillo e sincero.

Per vostro figlio è importante sapere quella risposta proprio da voi, non dalla maestra e neanche da un libro.

Per rispondere è meglio trovare parole semplici ma dirette. Non bisogna fare troppi giri di parole o usare parole astruse che non potrebbe capire.

Non è necessario entrare nei dettagli o approfondire temi connessi alla domanda o di saturare l’argomento. Rispettate i tempi e le curiosità del bambino. Se vorrà approfondire l’argomento sarà lui stesso a porvi altre domande in futuro.

Bisogna essere sinceri ma attraverso un linguaggio adatto a un bambino piccolo che comprenda oltre alla verità degli aspetti rassicuranti e gioiosi.

Alcuni esempi di domande di domande difficili che il bambino può porre.

Come si fanno i bambini?

Una delle domande più frequenti riguarda il concepimento e la nascita. Spesso la curiosità è stimolata da qualche situazione reale che il bambino vive: la nascita di un fratellino, una parente incinta.

Mentre mamma e papà si abbracciavano affettuosamente gli spermatozoi (o semini) del papà hanno cominciato ad entrare dentro la mamma per incontrare gli ovuli.

Mentre si abbracciavano, il pene (o pisellino) del papà si è mosso dolcemente dentro la mamma finche ad un certo punto sono usciti tantissimi spermatozoi (o semini) che hanno iniziato a correre velocissimi per raggiungere l’ovulo che la mamma ha dentro sé. Solo uno spermatozoo è riuscito a raggiungere l’ovulo della mamma e a vincere la gara. Quando lo spermatozoo riesce ad entrare nell’ovulo inizia la vita di un bambino. Anche la tua vita è iniziata proprio così.

Come sono nato?

Anche qui una risposta semplice basterà a soddisfare le sue curiosità

I bambini crescono nella pancia della mamma in una parte ben protetta che non si vede e che si chiama utero. Dentro l’utero, il bambino galleggia in un liquido tiepido ma quando è abbastanza grande nell’utero non ci sta più e ha bisogno di uscire così inizia a spingere e pian piano scivola lungo il canale (o porticina) che la mamma ha tra le sue gambe. A volte i bambini non riescono ad uscire così, allora il dottore fa addormentare la mamma e le fa un piccolo taglio per tirare fuori il bambino.

Perché si muore?

Si muore perché la vita funziona così. Quando una persona è molto anziana e ha vissuto tanto, fatto moltissime esperienze ha molta voglia di riposare.

Non è vero ci sono persone che muoiono da giovani?

Sono dei casi rarissimi poco fortunati. Solitamente si muore quando si è molto vecchi.

Mamma anche tu morirai? Io non voglio!

La mamma morirà quando tu sarai grande e molto più alto di me. Questo succederà tra tantissimo tempo e non devi preoccupartene ora. Comunque ricorda che anche se le persone muoiono, restano sempre vive nel nostro cuore.

Al di là del proprio credo, le spiegazioni religiose o riferite al cielo possono aiutare?

Non sempre le spiegazioni di tipo religioso possono aiutare. La maggior parte delle volte spiegare che la nonna è in cielo e ci guarda sempre può incutere dei timori.

Autore dell'articolo: Dott.ssa Donatella Romanelli