Dott.ssa Donatella Romanelli - Psicologa e Psicoterapeuta a Losanna
Articolo di: Dott.ssa Donatella Romanelli
Sono una psicologa e psicoterapeuta, con una passione per la scrittura.
Svolgo la mia attività in Puglia (Italia). Ricevo i miei pazienti anche tramite un servizio di consulenza psicologica online. Potete contattarmi al numero di tel. +39 345 0362377.
 
Perchè mi comporto come i miei genitori?
Padre che si arrabbia con il figlio.

L’altro giorno mio figlio era nervoso anziché consolarlo l’ho sgridato duramente. Gli ho dato perfino una sberla. Ho reagito proprio come mio padre reagiva con me (Signor P.).

Mi riprometto di non essere come mio padre, invece poi faccio proprio come faceva lui (Signor A.).

Vorrei essere diversa da mia madre ma poi ricado negli stessi meccanismi. Perché mi comporto come mia madre si comportava con me? (Signora E.)

Il mio passato mi perseguita. Perché mi comporto come i miei genitori? (Signor F.).

Ecco quattro vignette cliniche che spiegano quello che accade molto frequentemente quando ci si ritrova a diventare genitori. Reagiamo con i nostri figli nello stesso modo in cui facevano i nostri genitori. Sembra quasi che il nostro passato ritorni nel presente, non dandoci la possibilità di essere diversi. Cerchiamo di capire meglio il funzionamento di questi meccanismi attraverso delle domande.

Ma perché quando ci rapportiamo con i nostri figli, ci ritroviamo a dare le stesse risposte o avere degli atteggiamenti simili ai nostri genitori?

Una possibile risposta ci arriva dai MODELLI OPERATIVI INTERNI, concetto elaborato da un famoso psicoanalista britannico di nome John Bowbly (1907-1990).

Cosa sono i Modelli Operativi Interni?

Tutti noi già primo anno di vita interiorizziamo e acquisiamo uno schema relazionale affettivo cioè un “modo di stare con gli altri” che resta attivo per tutta la vita.

Tale schema deriva dalle risposte che l’ambiente (soprattutto i genitori) hanno dato alle nostre prime richieste. 

Alcuni esempi sono: “Come rispondeva nostra madre al nostro pianto? Come reagiva ai nostri capricci? E quando ci facevamo male come ci consolava?”

I bambini che hanno sperimentato una relazione con il proprio genitore basata su cure adeguate acquisirà una sicurezza inconscia rispetto alla relazione con gli altri e sarà in grado di prendersi cura dei propri figli futuri in modo analogo. I bambini che, al contrario, hanno sperimentato relazioni connotate da ostilità, discontinuità o che hanno avuto figure incapaci di fornire cura e protezione difficilmente potranno prendersi cura  in modo adeguato dei propri figli. Alcuni genitori non riescono addirittura a tenere in braccio i propri figli in modo adeguato.

Come si attivano questi Modelli Operativi Interni?

Quando un bambino presenterà uno stimolo X (es. il pianto) il genitore darà una risposta Y (es. un abbraccio) che deriva dall’attivazione inconscia del proprio Modello Operativo Interno.

Nella maggior parte dei casi, le risposte che il genitore fornirà e il modo in cui accudirà il proprio bambino sarà simile al modo in cui veniva accudito. 

Attraverso quale metodo scientifico sono stati individuati questi Modelli Operativi Interni?

Questi modi di rispondere alle “esigenze” dei nostri bambini sono stati individuati grazie ad un metodo scientifico (Strange Situation), che monitorava le risposte del bambino durante la separazione e il riavvicinamento dal proprio genitore. Essi corrispondono a schemi relazionali che vengono definiti “MODELLI DI ATTACCAMENTO” (Ainsworth, 1978).

Quanti modelli di attaccamento esistono? 

Ci sono tre principali modelli di attaccamento:

  1. Sicuro, questi bambini esplorano e interagiscono con l’ambiente in modo autonomo perché sentono la madre una base sicura che da sicurezza e tranquillità anche quando lei si allontana. Le madri di questi bambini sono sensibili, accoglienti e disponibili a livello emotivo. Quando si separano dalla madre i bambini manifestano un disagio ma se vengono consolati ritornano a giocare. Quando rivedono il genitore, sono felici e non manifestano aggressività o indifferenza.
  2. Insicuro-evitante, questi bambini esplorano l’ambiente volentieri ma non fanno affidamento su una base sicura. Quando il genitore va via hanno leggere manifestazioni di angoscia e quando il genitore ritorna si mostrano indifferenti, sono distanti e guardano altrove. Questo modello si costruisce su una madre rifiutante rispetto alle richieste di aiuto nei momenti di stress. Le madri di questi bambini possono essere intrusive, controllanti, iperattive e quando devono dare conforto non utilizzano il contatto fisico.
  3. Insicuro-ambivalente, sono bambini molto turbati dalla separazione con la madre. Manifestano nei confronti di quest’ultima contemporaneamente un’alternanza di segnali per la ricerca di contatto ed esplosioni di rabbia e rifiuto. Non si calmano facilmente e non trovano conforto nel genitore. L’accudimento che questi bambini ricevono è inadeguato. Le madri di questi bambini sono ritenute incostanti e imprevedibili e incapaci di rispondere alle richieste del bambino.
  4. Disorganizzato, questo tipo di attaccamento si verifica in situazioni di maltrattamento fisico o ed emotivo. Il bambino che vive in un contesto dove può sperimentare solo un attaccamento di tipo disorganizzato può divenire a sua volta un bambino violento, asociale, incapace di gestire le sue emozioni. Può manifestare disturbi depressivi o ansiosi. Rispetto agli altri tipi di attaccamento questo è patologico.

È possibile cambiare i propri Modelli di Attaccamento o essi restano gli stessi per tutta la nostra vita?

Solitamente i modelli di attaccamento restano invariati a meno che facciamo delle esperienze significative (es. psicoterapia, nascita di un figlio, relazione significativa con il proprio partner, ecc.) che ci permettono di lavorare sulle esperienze relazionali del nostro passato e di elaborarle. La psicoterapia è molto efficace nel cambiare questi schemi proprio attraverso la nuova relazione che si instaura con il proprio terapeuta. In questo modo è possibile cambiare il proprio Modello di Attaccamento e fornire ai nostri figli risposte diverse rispetto a quelle che i nostri genitori ci davano quando eravamo piccoli. Anche il sostegno alla genitorialità può essere un percorso utile dove riflettere sul tipo di relazione che si sta istaurando con i propri figli e vedere i collegamenti con la relazione che i nostri genitori avevano con noi. Una possibilità quella del sostegno alla genitorialità dove elaborare e modificare i propri modelli operativi interni.

Ci sono adulti che pur avendo avuto durante l’infanzia esperienze negative riescono da grandi a comportarsi in modo adeguato con il proprio bambino?

Sì le ultime ricerche nell’ambito dell’attaccamento parlano di una nuova categoria “Adulti Guadagnati”. Sono adulti che riescono a spezzare la catena intergenerazionale dell’attaccamento insicuro. Genitori che riescono nonostante il loro attaccamento a leggere in modo corretto i segnali del bambino e a rispondere in modo adeguato.

Autore dell'articolo: Dott.ssa Donatella Romanelli